martedì 20 maggio 2025

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Il fenomeno degli antipapi rappresenta una delle vicende più complesse della storia della Chiesa cattolica. Esso si sviluppò in periodi di crisi religiosa, politica e istituzionale, in cui l’autorità papale venne contestata da più fazioni, ciascuna sostenuta da interessi differenti, talvolta contrapposti.  Cominciamo dalle basi. Il papa è il vescovo di Roma, riconosciuto come capo della Chiesa cattolica e successore di San Pietro. Un antipapa è invece un individuo che, in opposizione a un papa legittimamente eletto e riconosciuto, rivendica il papato e ottiene un certo seguito ecclesiastico e/o politico.

Fin qui tutto chiaro. Ma quando iniziò a serpeggiare l’idea di contestare il papa ufficiale per opporgli un antipapa? Il primo antipapa ufficialmente riconosciuto dalla storiografia è Ippolito di Roma (217–235 d.C.), che si oppose a papa Callisto I. Le divergenze erano principalmente dottrinali. Ippolito sosteneva una disciplina ecclesiastica più rigida, opponendosi alla linea più inclusiva di Callisto. Tuttavia, Ippolito venne poi riconciliato con la Chiesa e oggi è considerato santo.

Nel corso dell’Alto Medioevo, l’elezione papale era fortemente influenzata dall’Impero Romano d’Occidente, poi dal Sacro Romano Impero. Non era raro che, alla morte di un papa, diverse fazioni (romane, imperiali, aristocratiche) sostenessero candidati differenti, dando luogo a elezioni concorrenti.

Un esempio rilevante è l’antipapa Anacleto II (1130–1138), sostenuto da una parte dell’aristocrazia romana contro papa Innocenzo II, appoggiato da Bernardo di Chiaravalle e dai sovrani europei.

Un'immagine di Felice V
Un’immagine di Felice V, ultimo antipapa (fonte: PiemonteNews)

Il caso più emblematico e drammatico nella storia degli antipapi, però, è il Grande Scisma d’Occidente, iniziato nel 1378. Alla morte di papa Gregorio XI, il conclave elesse papa Urbano VI. Tuttavia, parte dei cardinali dichiarò nulla l’elezione, sostenendo che era avvenuta sotto costrizione, e nominò un altro papa, Clemente VII, che si stabilì ad Avignone.

Per quasi quarant’anni, due papi – uno a Roma e uno ad Avignone – rivendicarono il papato. A questo si aggiunse un terzo candidato nel 1409, Alessandro V, eletto dal concilio di Pisa nel tentativo di risolvere il conflitto, ma che di fatto peggiorò la situazione. Solo con il Concilio di Costanza (1414–1418) si giunse a una ricomposizione. I tre papi furono deposti o si dimisero e fu eletto Martino V, ponendo fine allo scisma.

La Chiesa cattolica ha successivamente stabilito quali tra i contendenti erano da considerarsi papi legittimi. Ciò ha revisioni delle liste ufficiali dei papi, escludendo gli antipapi anche quando avevano esercitato di fatto un’autorità papale per lunghi periodi.

Ad esempio, Benedetto XIII di Avignone (1394–1423), nonostante fosse sostenuto da diversi regni (Castiglia, Aragona, Scozia), è oggi considerato un antipapa. Il suo rifiuto di abdicare durante il Concilio di Costanza contribuì al prolungamento dello scisma.

Il fenomeno degli antipapi contribuì al rafforzamento della necessità di norme più rigide per l’elezione papale. A partire dal Concilio Lateranense III (1179), vennero fissate regole più precise per il conclave e per la maggioranza necessaria. Anche per questo motivo, i casi di antipapi cessarono praticamente dopo il XV secolo.

L’ultimo antipapa riconosciuto dalla Chiesa è Felice V (1439–1449), duca di Savoia, eletto dal Concilio di Basilea in opposizione a papa Eugenio IV. Con la sua abdicazione volontaria, il 7 aprile 1449, si chiuse definitivamente l’epoca degli antipapi attivi.

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