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La Cina promette di combattere i dazi fino alla fine. Ma il Giappone tratta e il Nikkei decolla (+5,8%)
Asia al rimbalzo, martedì 8 aprile, da un lato grazie alla celerità con cui il Giappone ha avviato le trattative con Trump sui dazi, dall’altro per l’intervento delle autorità finanziarie in Cina | Piazza Affari: le azioni con dividendi fino al 12,5% dopo il crollo dei mercati
L’Asia tenta il rimbalzo, martedì 8 aprile, grazie al Giappone, che vuole assolutamente trattare sui dazi con Trump e difendere l’industria automobilistica del Paese e la Cina che invece fa buyback e vede il governo intervenire a favore dei mercati ma promette ritorsioni contro gli Usa. Alle ore 7:30 italiane, il Nikkei corre del 5,10% (chiude con un +5,8%), Hong Kong sale dello 0,8% (-0,23% alle ore 8:40) e Shanghai dello 0,5% (+0,4% un’ora dopo). Il petrolio Wti americano guadagna l’1,5% a 61,6 dollari il barile, mentre i futures sul Nasdaq sono tornati positivi (+0,8%).
La Cina promette di «combattere fino alla fine» dopo la minaccia di Trump di alzare i dazi del 50%
La Cina ha dichiarato che «combatterà fino alla fine» se gli Stati Uniti porteranno avanti l’ulteriore aumento dei dazi, alimentando i timori di una rottura definitiva tra le due maggiori economie mondiali. Martedì 8 aprile, il Ministero del Commercio cinese ha annunciato che adotterà nuove contromisure qualora il presidente Donald Trump dovesse attuare la minaccia di imporre dazi addizionale del 50% sulle merci cinesi. Quelli in vigore sono già al 54%.
«Se gli Stati Uniti daranno seguito a queste misure tariffarie rafforzate, la Cina prenderà con fermezza le contromisure necessarie per tutelare i propri diritti e interessi», ha dichiarato un portavoce del ministero. «Se gli Stati Uniti insisteranno a seguire questa strada, la Cina combatterà fino in fondo».
Il progetto di dazi globali di Trump ha scosso non poco i mercati globali negli ultimi giorni. L’indice S&P 500 ha perso oltre 5.000 miliardi di dollari di capitalizzazione dopo l’annuncio dei dazi generalizzati e delle tariffe «reciproche», con conseguenti timori per un’accelerazione dell’inflazione, un rallentamento della crescita o addirittura la recessione. L’indice ha chiuso lunedì in calo dello 0,2% dopo forti oscillazioni, mentre i mercati asiatici hanno recuperato terreno.
Pechino ha annunciato dazi del 34% sui beni statunitensi in risposta alle tariffe già introdotte da Washington. Lunedì Trump ha minacciato ulteriori dazi del 50%. «La minaccia statunitense di un’ulteriore escalation tariffaria rappresenta un errore su errore, rivelando ancora una volta la natura coercitiva dell’approccio Usa», ha commentato il portavoce. «La Cina non accetterà mai questo tipo di pressione».
A rafforzare la risposta, la Banca centrale cinese (PBoC) ha fissato il cambio dello yuan a 7,20 per dollaro – il livello più basso da settembre 2023 – lasciando intendere che potrebbe ricorrere alla svalutazione per compensare l’impatto delle tariffe statunitensi.
Durante la prima amministrazione Trump, Pechino aveva già lasciato deprezzare lo yuan per attenuare l’effetto delle misure doganali. Martedì mattina, lo yuan offshore (la valuta liberamente negoziabile fuori dalla Cina) ha superato quota 7,35 per dollaro, toccando il minimo da febbraio.
«Non credo che Pechino farà marcia indietro», il commento di Lynn Song, capo economista per la Cina di Ing. «Sembra più una prova di resistenza: chi cede per primo e si siede al tavolo con una posizione negoziale più debole».
Le autorità finanziarie cinesi e i fondi sovrani hanno espresso pubblicamente l’impegno a sostenere i mercati, e diverse società hanno annunciato programmi di acquisto di azioni proprie.
Il Giappone negozia subito sui dazi con Trump
Martedì il Giappone è diventata la prima grande economia a negoziare subito sui dazi (25% al settore auto mondiale) con il presidente Trump, evidenziando il ruolo di principale creditore e investitore degli Stati Uniti e facendo correre il Nikkei (+5%).
Il rimbalzo dei mercati azionari ha quasi annullato il crollo di lunedì, dopo una conversazione telefonica di 25 minuti tra il presidente Usa e il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, durante la quale è stato concordato l’avvio dei negoziati.
Dopo la telefonata, Trump ha scritto sulla su Truth che «il Giappone ci ha trattato molto male sul piano commerciale. Loro non comprano le nostre auto, mentre noi ne importiamo MILIONI. Lo stesso discorso vale per l’agricoltura e molti altri settori. Tutto questo deve cambiare, ma soprattutto con la CINA!!!»
Ishiba ha nominato il ministro per la Rinascita Economica, Ryosei Akazawa, come capo negoziatore per il Giappone. Secondo fonti governative dell’FT, i colloqui dovrebbero iniziare «molto presto», vista l’urgenza di proteggere l’industria automobilistica, pilastro dell’economia nipponica.
La delegazione statunitense sarà guidata dal Segretario al Tesoro Scott Bessent, affiancato dal rappresentante commerciale Jamieson Greer. Lunedì Bessent ha dichiarato a Fox News che «ci si aspetta che il Giappone riceva priorità, dato che ha agito molto rapidamente». Akazawa ha aggiunto che il ruolo centrale di Bessent suggerisce un forte interesse della Casa Bianca per i temi di sua competenza, alimentando speculazioni tra gli investitori che i colloqui riguarderanno non solo le tariffe, ma anche il cambio dollaro/yen, sempre più fonte di tensione per l’amministrazione Trump.
Il Giappone, tradizionalmente considerato il principale alleato degli Usa in Asia, è rimasto molto colpito dall’annuncio di Trump della scorsa settimana sui dazi del 24% sulle importazioni, cui si aggiunge una tariffa del 25% solo sui veicoli. Ishiba ha definito queste misure una «crisi nazionale» per il Paese. (riproduzione riservata)
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